da visitare: PLART, il museo della plastica

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L’attività museale ruota attorno a una delle più importanti collezioni di plastiche storiche del mondo.

Situato nel centro di Napoli in un antico palazzo nobiliare, si snoda su una superficie di 1000 mq

che ospita le opere collezionate da Maria Pia Incutti nel corso della sua vita.

Opere d’arte contemporanea dialogano con i prototipi in schiuma poliuretanica prodotti negli anni sessanta

da Gufram che occhieggiano, a loro volta, agli oggetti in bakelite e gommalacca esposti in un sinuoso elemento in corian nero.

Un universo di materiali e forme che documenta la storia della plastica, dalle loro origini alla nostra contemporaneità:

da quelle derivate dal petrolio a quelle biocompatibili più attuali.

Una sorta di wunderkammer dedicata alle meraviglie della ricerca scientifica e

della creatività applicata ad un mondo in evoluzione sulla ricerca

di una materia nuova: la plastica.

Orario di apertura

dal martedì al venerdì

ore 10.00 – 13.00

ore 15.00 – 18.00

il sabato 

ore 10.00 – 13.00

Via G. Martucci, 48 / 80121 NAPOLI
T. 081 195 65 703

info@plart.it

say no to trash n.5

say no to trash n.5

5 fotografi: Alessia Della Ragione/ Francesco Nappo/ Nicolas Pascarel/

Corrado Pastore / Gigi Viglione.

Home & more fino al 29 gennaio 2017

via santa brigida 72.

(su appuntamento)

Anche il rifiuto ha il suo inconscio.

Come la fotografia che lo ritrae: lo scatto comunica, oltre l’immagine.

E l’artista si lascia usare dalla fotografia, eh sì, teoria indigesta al milieu fotografico, come

scrive Franco Vaccari nel suo saggio “ Fotografia e inconscio tecnologico”.

 

Senza lasciarsi travolgere dalle tempeste culturali degli anni 60,

o dal precedente concetto di inconscio ottico in Benjamin,

o l’object trouvè di Duchamp spesso la fotografia mette

in forma quanto il fotografo-autore non ha visto,al quale (ma senza viverla come diminutio)

si apre il concetto ampio della filosofia delle immagini.

E l’autore unisce nello scatto se stesso, la strutturazione tecnologica e culturale dell’immagine,

l’autosufficienza dell’immagine stessa: ed ecco “l’altro paesaggio”,  rappresentato dal territorio abbandonato,

dall’oggetto consumato, che è vivo e comunica con energia il suo essere protagonista.

 

Say no to trash n.5 coinvolge 5 artisti fotografi che elevano a primo attore il rifiuto,

seguito da un Imperativo: cambiare il modo di consumare e il modello di desiderio,

ovvero orientare i nostri

desideri verso ciò che cura la Terra e non verso ciò che la distrugge.

E il messaggio viene colto con chiarezza in ognuna delle fotografie della collettiva.

 

Say yes to zero waste, dunque.